L’EVOLUZIONE DEL MARKETING: NOTE STORICHE E STRATEGICHE

Conoscere l’evoluzione del marketing e la sua storia, ci consente di capire come sviluppare una strategia di comunicazione efficace. Vediamola in breve.

Una delle più comuni definizioni di comunicazione fu concepita in seno a discipline di tipo matematico-cibernetico e fu di carattere lineare, stabiliva cioè una rigida separazione dei ruoli di emittente e ricevente, nonché una forte asimmetria di potere tra loro. La comunicazione era vista come mero processo di trasmissione dell’informazione.

Nell’ambito delle ricerche sugli effetti della comunicazione di massa, la teoria dell’ago ipodermico formulata da Lasswell tra il 1920-1930 si trova in perfetta sintonia con tale definizione: i mass media venivano visti come entità onnipotenti, capaci di inoculare sottopelle qualsiasi messaggio a grandi masse di ignari e indifesi cittadini. Una teoria corollario di una precisa visione della società e dell’uomo, che considerava gli individui alla stregua dei cani di Pavlov, cioè agenti secondo le dinamiche del riflesso condizionato (stimolo-risposta). La visione funzionale, behaviorista e cognitivista del marketing, poneva inoltre l’accento sulla ricerca di informazione da parte del consumatore, il quale era considerato il bersagli di una pubblicità che doveva far leva sul valore funzionale del prodotto/servizio; quest’ultimo sarebbe stato scelto solo dopo un calcolo razionale dei costi e benefici.

I presupposti teorici sulla base dei quali furono ideate le prime strategie di marketing caratterizzate da una comunicazione unidirezionale, dall’alto in basso, dall’uno al molti e con al centro i benefici funzionali del prodotto, furono dunque: la concezione dell’uomo come homo oeconomicus, che cerca sempre di ottenere il massimo vantaggio per sé, sulla base di un calcolo razionale operato sulle informazioni di cui dispone; il considerare tali scelte in astratto, e dunque tale tipo d’uomo allo stesso tempo avulso dal contesto sociale in cui opera e pur immerso nella società di massa; l’attribuzione alla comunicazione di un effetto immediatamente decisivo sul consumatore.

Le successive ricerche empiriche condotte tra gli anni ‘60 e ‘70 oscillano tra posizioni che attribuiscono ai mass media solo “effetti deboli” sui loro fruitori perché mediati dai leader d’opinione all’interno dei gruppi sociali primari; e posizioni che prospettano un’azione cumulativa dei media, data dall’esposizione prolungata soprattutto a quello che nel frattempo è diventato il mass media per eccellenza: la televisione.

L’obiettivo del marketing diviene quello di identificare i bisogni dei diversi segmenti di mercato, adeguandovi l’offerta con una produzione di massa. Questo tipo di orientamento al mercato comporta che le funzioni dell’impresa tengano conto di tutti gli attori che direttamente o indirettamente influenzano le decisioni d’acquisto.

Ma intanto la stessa idea di comunicazione stava cambiando. I sociologi la concepiscono ora come un flusso in cui siamo costantemente immersi, nell’ambito del quale i ruoli di emittente e destinatario non sono quasi mai nettamente distinguibili, e che, più che trasmettere delle informazioni, contribuisce a costruire il significato del mondo sociale in cui viviamo.

Dopo l’avvento del web e dei Social Network questa teoria regge ancora: il passaparola all’interno delle proprie reti sociali (sia online che offline) è ancora un fattore che influenza fortemente il nostro comportamento d’acquisto. Inoltre, nella società dei consumi, fare shopping ha perso il suo statuto di mera funzione economica, per diventare un’ingrediente fondamentale per la costruzione dell’identità sociale delle persone.

Tutto ciò ha portato l’affermazione di nuove direttive di marketing, quali l’esperienza, i valori e le relazioni. La società cambia velocemente e il marketer deve divenire un osservatore dei fenomeni sociali, con l’obiettivo di captare e interpretare il dato che fornisce l’occasione per lo sviluppo di nuove strategie e mezzi.

Tratto comune dei nuovi approcci di marketing è la tendenza a coinvolgere il consumatore nei processi di creazione del valore. Il valore di un bene non viene più considerato come incorporato nell’offerta e valutato oggettivamente dal consumatore, ma viene co-creato dalle imprese e dai consumatori; esso, dunque, non è più solo il valore di scambio e il valore d’uso, ma anche il valore di legame che un universo simbolico riesce ad instaurare tra brand e consumatore, e tra i consumatori stessi.

Una comunicazione di marketing oggi efficace dovrebbe essere veicolata da una narrazione che coinvolge la propria nicchia di mercato nella co-creazione di un universo di valori, che a loro volta generino un legame emotivo col brand e tra i consumatori che condividono quei valori. Detta così in astratto è forse difficile da comprendere, ma se si citano solo alcuni esempi macroscopici diventa tutto più chiaro: Apple con la sua narrazione dell’eccellenza tecnologica, Mulino Bianco con la campagna Il Mulino che Vorrei, il mito di Star Wars. Condividere dei valori di cui un brand si fa interprete, porta all’instaurazione di un forte legame, e determina un coinvolgimento attivo dei consumatori che diventano ambasciatori del brand nelle loro cerchie sociali online e offline. Questa dinamica attuata alla perfezione dai colossi citati, può e deve essere replicata -in proporzione- anche dai piccoli marchi.

COMUNICAZIONE INTEGRATA: CHE COS’ E’ E PERCHE’ E’ IMPORTANTE

Breve guida alla comunicazione integrata: sapere che cos’è la comunicazione integrata per adottare le migliori strategie di marketing e comunicazione.

Per comunicazione integrata si intende la somma delle attività comunicative che un’organizzazione implementa al fine di raggiungere i propri stakeholder e interagire con loro. Dunque, il pubblico di riferimento di una strategia di comunicazione integrata non è rappresentato solo dal target dei potenziali clienti, ma, se si vuole produrre un effetto comunicativo coerente ed efficace, anche i manager e i dipendenti della realtà aziendale stessa devono condividere i valori e la cultura d’impresa cristallizati nel brand. E non solo, il brand, coi suoi valori e il suo universo simbolico, deve essere l’oggetto della comunicazione anche verso investitori, fornitori, intermediari ed enti governativi.

Per raggiungere tutti gli stakeholder e ottenere l’effetto di una comunicazione coerente e di vero impatto, si conterà su tutti gli strumenti mediatici a disposizione dell’impresa. Si vede, allora, come la comunicazione integrata sia un’attività complessa, frutto della sinergia di più fattori, dove il risultato sarà maggiore della somma delle singole parti.

Si parte sempre da una fase analitica che comprende: l’analisi dello scenario interno all’azienda, l’analisi del mercato e della concorrenza, la valutazione del prodotto/servizio con la sua storia e i suoi valori, il posizionamento del brand, il budget a disposizione.

Poi si passa all’ideazione e realizzazione dell’immagine coordinata più adatta all’azienda, cioè l’estetica con la quale si intende comunicare il brand, che deve essere coerente con sé stessa in ogni occasione di incontro tra marchio e stakeholder.

Infine si valutano i canali comunicativi più idonei ad ottenere i risultati desiderati, scegliendo un mix che comprenda sia l’online che l’offline, cercando di ottimizzare il budget.

Tutte le scelte relative al marketing mix devono essere accuratamente programmate tramite un dettagliato piano di comunicazione.

In questo modo la tua attività potrà contare su una comunicazione monolitica ma allo stesso tempo diversificata, ottenendo quel plus dato dall’interazione coordinata di diversi strumenti, tutti insieme finalizzati al perseguimento di un medesimo obiettivo: la comunicazione del brand.

Dalla valutazione della complessità dell’analisi preliminare e della successiva implementazione di un piano di comunicazione integrata, risulta evidente che l’unico modo per non commettere errori, agendo in maniera improvvisata e scoordinata, è quello di affidarsi a dei veri professionisti.

Non esitare a contattarci chiamando allo 089757715, oppure inviaci la tua richiesta di preventivo per email a info@kynetic.it o compilando il form nella pagina Richiedi un preventivo.

 

STORYTELLING: RACCONTARE UN BRAND

Che cos’è lo storytelling? Raccontare la storia di un marchio per conquistare più clienti, questo è lo storytelling inteso come strategia di marketing.

Oggigiorno non basta più puntare la propria comunicazione aziendale sui benefici che un prodotto o servizio apporterebbe all’eventuale consumatore, quest’ultimo va emozionato e coinvolto in una narrazione.

Le neuroscienze hanno dimostrato che la dimensione emotiva e irrazionale della psiche condiziona le nostre scelte molto più di quella razionale: l’emozione vale più della valutazione di costi e benefici. E questo accade anche nelle nostre scelte di consumo.

I Filosofi del ‘900 hanno teorizzato il primato ontologico delle narrazioni sull’oggettività: Schapp ha sostenuto che la percezione della realtà vissuta dal soggetto è determinata dal suo essere “irretito-in-storie”.

Ebbene, raccontare delle storie che suscitino emozioni, che trasmettano delle esperienze e comunichino dei valori, convince creando un legame emotivo tra il consumatore e il prodotto narrato.

Lo scopo dello storytelling non è informare – o almeno non solo – ma coinvolgere emotivamente il potenziale cliente, in una narrazione che si fa veicolo dell’identità aziendale, all’interno della quale troveranno giustificazione tutte le strategie di comunicazione integrata dell’azienda, elaborate nel piano di comunicazione. Queste ultime faranno riferimento ad un preciso universo di valori, di significati e di simboli che proporranno tutto il bagaglio culturale, professionale, tecnico e operativo dell’azienda. Il potere della narrazione non si esercita solo verso l’esterno ma è anche un potente strumento di coesione interna.

Ma come si racconta una storia?

Si possono individuare degli archetipi narrativi che caratterizzano un po’ tutte le buone storie: l’eroe protagonista, l’antagonista o la situazione avversa, l’aiuto “magico” (nel nostro caso il prodotto/servizio), il momento di svolta e il premio finale.

La storia composta secondo questo schema narrativo dovrà essere declinata in tutti i canali di comunicazione aziendale, che andranno a veicolare un corporate storytelling unico e irripetibile. Ogni momento di contatto con il cliente dovrà essere portatore della stessa narrazione, dai media analogici a quelli digitali. Il digital storytelling che si fa sul web e i social network, moltiplica le possibilità di incontro con i clienti, dando a questi ultimi un’inedita possibilità d’interazione con il brand. Questo, se da un lato ha l’effetto di amplificare la portata del messaggio, dall’altro, dà ai consumatori il potere di risemantizzare alcuni aspetti della narrazione, che dunque, ora come non mai, deve essere ben salda, univoca e adeguata. Il content marketing va incontro a questa necessità.

QUALI CARATTERISTICHE DEVE AVERE UN SITO WEB

Se intendi far realizzare un sito internet per promuovere la tua attività sul web, forse ti stai chiedendo quali caratteristiche deve avere un buon sito.

Con questa semplice guida ti forniremo gli strumenti per capire come valutare l’efficacia e l’efficienza di un sito internet.

Per giudicare la validità di un sito internet, bisogna sempre partire dal valutare quali sono i suoi obiettivi.

Un sito web serve innanzitutto per presentare la tua azienda, i tuoi prodotti e/o servizi, te stesso.

Ad oggi, il sito internet, rappresenta molto spesso il primo punto d’approdo di chi ricerca informazioni, dunque, queste ultime devono essere chiare, precise, esaustive, facilmente raggiungibili ed esteticamente accattivanti.

E’ fondamentale avere ben chiari il soggetto che intende comunicare, l’oggetto (o il contenuto) che si vuole comunicare, la forma della comunicazione e il target al quale essa è indirizzata. Solo così si potranno fare scelte coerenti e pertinenti.

Un buon sito internet deve avere una struttura ben organizzata: i contenuti devono essere riconoscibili, accessibili, fruibili e navigabili con il minimo sforzo. Il menù deve avere etichette brevi ed eloquenti.

Dal punto di vista tecnico, il codice col quale è costruito il sito, dovrebbe aderire agli standard W3C. Un codice corretto e pulito assicura la corretta visualizzazione del sito sui differenti sistemi operatici e browser,  garantisce la rapidità di caricamento ed è condizione indispensabile per una buona indicizzazione da parte dei motori di ricerca. Quest’ultima è ad oggi una necessità se si vuole essere trovati, dunque devono essere implementate almeno le tecniche SEO di base.

Dal punto di vista estetico, è consigliabile scegliere pochi colori in linea con l’immagine coordinata del brand. I font sans-serif (senza grazie) sono più adatti alla lettura su schermo.

Ogni sito internet oggi deve essere responsive, cioè deve avere un layout che si adatta alle dimensioni dello schermo dal quale viene visualizzato.

Ma sono i contenuti la parte più importante di un sito, dunque oltre le informazioni fondamentali allocate nelle pagine statiche dello stesso, è bene prevedere un blog aziendale sul quale pubblicare articoli (scritti in ottica SEO) rilevanti per il tuo target di riferimento. Se i contenuti saranno di valore e il sito prevede la possibilità di iscriversi alla newsletter, ciò sarà un potente strumento di fidelizzazione dei tuoi clienti.

Data la rilevanza che hanno assunto i social media, un buon sito web deve contenere anche i tasti di condivisione dei principali social, come FacebookTwitter e Google+.

Inoltre, il sito dovrebbe essere concepito anche come uno strumento per fornire la possibilità di contattare direttamente l’azienda, dunque è consigliabile includere un modulo contatti o un servizio di live chat ben visibili e facilmente utilizzabili.

Infine, un buon sito web deve avere a disposizione un sistema di analisi statistica per monitorare costantemente le sue performance.

E queste sono solo le caratteristiche base che un buon sito internet dovrebbe avere, non potendo considerare in un unico articolo le infinite possibilità che le moderne tecnologie offrono per soddisfare le specifiche necessità di ogni tipo di business.

Ma ricorda, per realizzare il tuo sito web, rivolgiti sempre a dei veri professionisti, rivolgiti a Kynetic.  Se vuoi puoi contattarci allo 089.757715 o per email info@kynetic.it

COME PROTEGGERSI DAI VIRUS CHE ARRIVANO VIA MAIL

Un nostro cliente ci ha contattati chiedendoci di verificare il corretto funzionamento della sua casella di posta elettronica, perché non riusciva ad aprire un allegato. Il servizio email fornito dall’hosting provider funzionava correttamente, era la mail ricevuta che aveva qualcosa di strano: il file allegato era un virus!

Il cliente in questione ha ricevuto una mail da citro.maria@ibkinc.com con oggetto “Protocollo d’intesa”, e, ingannato dal nome comune e da un oggetto che ostentava serietà, ha aperto la mail col relativo allegato, finendo vittima di phishing.

Cogliamo l’occasione per darvi qualche consiglio su come i virus riescono ad entrare nel PC attraverso la posta elettronica.

Il caso più comune è che il virus sia un allegato dell’e-mail, com’è successo alla nostra cliente.

In questi casi è importante fare attenzione quando si apre il file allegato alla mail, anche quando questa appare provenire da mittente conosciuto e fidato, perché esso potrebbe non essere quello reale. E’ bene ricordare che di solito gli allegati contenenti virus sono file eseguibili (con estensione “.exe”). Gli sviluppatori dei virus sanno bene che la maggior parte dei sistemi operativi, per impostazione di default, non visualizzano le estensioni dei file; dunque, nominando il file “nomefile.pdf” ad esempio, nascondono il fatto che in realtà si tratta di un file “nomefile.pdf.exe”, cosicché, l’ignaro malcapitato, apre il file credendo di aprire un documento, mentre invece esegue un eseguibile e installa il virus sul proprio computer.  Dunque, è buona norma attivare la visualizzazione delle estensioni dalle impostazioni di Windows, e diffidare dai file con doppia estensione. Poi, salvare il file, senza aprirlo, sul computer e scansionarlo con l’antivirus.

Massima attenzione deve essere rivolta anche agli eventuali link presenti nell’email, che all’apparenza fanno riferimento a siti web istituzionali, ma possono puntare invece a server web gestiti da criminali informatici, che riproducono quasi esattamente i siti istituzionali e chiedono di inserire dati come numero di carta di credito etc. Passando il puntatore del mouse su un link, in basso alla pagina web si può leggere l’indirizzo reale al quale esso punta.

Il virus può essere contenuto anche nel testo dell’email, sotto forma di un codice invisibile. In questo caso, se si nutre qualche sospetto, una precauzione può essere quella di verificare l’header completo del messaggio, visualizzandone l’intestazione dalle opzioni della mail. Prendendo visione di tutte le informazioni contenute nell’header, è possibile scoprire la vera provenienza del messaggio e la presenza di strani codici in aggiunta ai dati dello stesso.

Mittenti e siti web verso i quali puntano i link nella mail, possono essere verificati grazie a  Web of Trust, un’estensione da installare sul proprio browser, che fornisce una valutazione sulla sicurezza dei siti web. Se si nutrono dei sospetti, si può fare una ricerca su Google e verificare la valutazione dei risultati della ricerca, segnalata accanto agli stessi.

Speriamo di esservi stati utili e approfittiamo di questa occasione per augurarvi una buona estate.